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2023-02-16 15:09:45 By : Mr. Flank Ye

Da vent'anni giornalista e caporedattrice per varie testate nazionali, è autrice di libri e contributi su progetti di sviluppo in Africa e fenomeni sociali.

Giorgia Meloni è volata ad Algeri per la prima visita ufficiale bilaterale Italia-Algeria. La premier, che aveva già incontrato il presidente della Repubblica algerina Abdelmadjid Tebboune a margine dei lavori della COP27 in Egitto, ha parlato di un “territorio cruciale” per il Belpaese, perché nel Mediterraneo “viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali”.

Obiettivo dell’Esecutivo è portare a casa diversi accordi, lanciando concretamente quel “Piano Mattei per l’Africa” di cui aveva parlato la premier durante il discorso di insediamento del suo governo, e poi anche a fine anno (qui tutto sul “Piano Mattei” e sul blocco navale che vorrebbe attivare Meloni per respingere il flusso migratorio verso le coste italiane). In particolare, sono tre i settori strategici: energia, gas e sviluppo industriale.

Un Paese considerato centrale per il futuro economico italiano. Non a caso, prima di Meloni, già Mario Draghi il 18 luglio 2022 aveva voluto incontrare Tebboune in occasione del IV Vertice intergovernativo Italia-Algeria, a margine del quale si era svolto un business forum a cui avevano partecipato oltre 300 imprese italiane e algerine, dedicato ai temi dell’agroindustria, della pesca e dell’acquacoltura, della transizione energetica, dei settori biomedicale e farmaceutico, e delle infrastrutture fisiche e digitali.

Prima ancora, ad aprile, Draghi si era recato ad Algeri accompagnato dall’ex Ministro degli Esteri Di Maio e dall’ex Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, per firmare un memorandum d’intesa nel settore dell’energia e un contratto tra Sonatrach ed Eni per l’aumento delle esportazioni di gas algerino verso l’Italia.

A novembre 2021, a 18 anni di distanza dall’ultima visita di Stato di un Presidente della Repubblica italiano nel Paese, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella era andato in Algeria. Nel corso del 2020, inoltre, nonostante la pandemia c’erano state numerose visite bilaterali di alto livello, tra cui le visite ad Algeri dell’ex premier Conte, di nuovo di Di Maio, dell’ex Ministra dell’Interno Lamorgese e le visite a Roma del Ministro degli Esteri algerino Boukadoum, del Ministro delegato all’economia della conoscenza e le start-up Oualid e del Ministro delegato alla micro-impresa Diafat.

Ora, Meloni punta a far diventare il nostro Paese l’hub dell’Europa per l’energia, di gas in primis, ma anche di idrogeno verde. Come? Per poterci smarcare davvero dalla dipendenza russa, serve arrivare ad avere, entro il 2024/25, tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

Per farlo, dice la premier, bisogna agire su più fronti: rafforzando il gasdotto Tap che arriva dall’Azerbaigian, che passa inevitabilmente dalla stabilizzazione della Libia, la quale potrebbe aumentare le sue esportazioni da 2 a 9 miliardi di metri cubi. Sfruttando il gas egiziano, che aumenterà grazie ai futuri 7 rigassificatori (oggi sono 3) e i nuovi giacimenti scoperti da Eni nel pozzo esplorativo Nargis-1 nel Mediterraneo orientale, e anche investendo sulle nuove forniture provenienti da Israele.

Ma soprattutto, incrementando le importazioni dall’Algeria, sia attraverso il Transmed che attraverso il nuovo gasdotto Galsi, che dovrebbe collegare l’Algeria con la Sardegna e da qui arrivare a Livorno e poi in Germania. L’Italia riuscirebbe così a soddisfare il proprio fabbisogno nazionale, e anche a rifornire altri Paesi europei, prima di tutti la Germania, ma anche l’Austria, l’Ungheria e la Polonia.

La domanda globale di gas naturale sta assistendo a una rapida crescita, soprattutto da parte dell’UE, che sta cercando alternative alle fonti energetiche russe. Per quanto riguarda proprio l’Europa, Algeri fornisce il gas attraverso due gasdotti: il primo è proprio il Transmed-Enrico Mattei, che raggiunge l’Italia attraverso il Mediterraneo, e il secondo è il Medgaz, che passa direttamente dalla costa nord-occidentale algerina ad Almeria, nel sud della Spagna.

In Algeria spazio anche agli accordi privati: presenti nella delegazione italiana anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e l’ad di Eni Claudio Descalzi, che ha firmato con il colosso statale algerino Sonatrach una nuova intesa per alzare dagli attuali 20 fino a 35 miliardi di metri cubi le forniture di gas all’Italia utilizzando proprio il gasdotto Transmed.

Proprio Descalzi ha spiegato alla stampa che l’Italia confermerà le previsioni per azzerare il gas russo “nell’inverno 2024-2025. Direi che continuando così, le cose andranno nel verso giusto”. Eni è presente in Algeria dal 1981, e con una produzione equity di 100mila barili di petrolio equivalente al giorno è la principale compagnia internazionale del Paese.

Con l’Algeria “aggiorniamo gli accordi annualmente sulle quantità” di gas, che sono state rispettate: sono stati dati più di 3 miliardi di metri cubi di gas e altri 3 miliardi nel 2023 e poi altri ancora. “Bisogna pensare che solo 2 anni fa – ricorda il numero uno di Eni – l’Algeria dava all’Italia circa 21 miliardi, adesso ne ha dati 25, arriveremo a 28 miliardi l’anno prossimo e poi nel ’24-’25 supereremo ancora. È davvero un partner strategico che sta aiutando molto l’Italia”.

Descalzi e l’ad di Sonatrach, Toufik Hakkar, hanno firmato nuovi accordi che dovrebbero portare alla creazione di nuove opportunità per la riduzione delle emissioni di gas serra e di gas metano, definendo iniziative di efficienza energetica, sviluppo di rinnovabili, produzione di idrogeno verde e progetti di cattura e stoccaggio di anidride carbonica.

Le due società condurranno anche studi per individuare possibili misure di miglioramento della capacità di export di energia dall’Algeria verso l’Europa.

Italia e Algeria hanno siglato anche un memorandum di intesa per la cooperazione spaziale, e si sono impegnate a collaborare su automotive, cantieristica navale, turismo, agricoltura.

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La produzione totale algerina di gas ammonta a 130 miliardi di metri cubi di gas all’anno, secondo i dati Sonatrach, di cui oltre 50 miliardi vengono esportati. Infatti, il Paese è il secondo più grande fornitore di gas al mondo, con il 27,8% circa della copertura nel 2021. Nel 2022, le esportazioni di gas dell’Algeria hanno raggiunto il livello record di 56 miliardi di metri cubi.

I funzionari algerini prima di Natale avevano già fatto sapere che “è probabile” che le esportazioni di gas aumenteranno quest’anno. Le autorità stanno cercando di razionalizzare il consumo di gas destinato alla produzione di elettricità, nel tentativo di sfruttare gli alti prezzi globali del gas. Lo stesso presidente Tebboune aveva invitato la compagnia nazionale di idrocarburi, Sonatrach, a raddoppiare la produzione di gas per raggiungere i 100 miliardi di metri cubi di esportazioni all’anno nel 2023.

Le relazioni bilaterali fra Italia e Algeria sono solide, antiche e strategiche. Come conseguenza della guerra in Ucraina, l’Algeria si è trasformata nel nostro primo fornitore di gas, con un ruolo chiave per raggiungere l’indipendenza energetica da Mosca, ormai vicinissima.

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Nei mesi scorsi Sonatrach ha firmato contratti per la fornitura di ulteriori quantitativi di gas all’Italia, pari a 9 miliardi di metri cubi annui, oltre a fornire 300 milioni di metri cubi di gas alla Slovenia per la prima volta dal 2012.

A Natale il presidente Tebboune ha dichiarato che il suo Paese “si è impegnato con l’Italia per aumentare le forniture di gas ad almeno 35 miliardi di metri cubi”. Tebboune ha spiegato che l’aumento delle forniture di gas all’Italia richiede l’aggiunta di un secondo gasdotto, poiché l’attuale Transmed-Enrico Mattei, ha raggiunto le sue massime capacità di trasporto.

Transmed, la cui costruzione è stata avviata tra il 1974 e il 1975, consta oggi di 3 gasdotti: il primo storico, un secondo parallelo al primo, attivo dal 1997, capace di aumentare la sua capacità di 7 miliardi di metri cubi all’anno, e un terzo che copre solo il tratto algerino, terminato nel 2010.

Il percorso del Transmed inizia in Algeria, nel campo estrattivo di Hassi R’Mel, uno dei giacimenti di gas naturale più grandi di tutta l’Africa. Da qui il tracciato si snoda per il deserto algerino, raggiungendo dopo 550 km quasi il confine con la Tunisia. Da lì parte un collegamento che attraversa la stazione di compressione di Feriana e arriva fino alla costa tunisina nord-orientale, a Cap Bon. Infine da lì parte il tratto sottomarino che attraversa lo Stretto di Sicilia, connettendo Tunisia e Italia, fino a giungere a Mazara del Vallo.

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Allargando la prospettiva oltre il gas, l’Italia è il terzo partner commerciale dell’Algeria a livello globale, primo cliente e terzo fornitore. L’Algeria è il primo partner commerciale dell’Italia in Africa: già ora è il nostro primo fornitore di gas e copre il 40% del nostro fabbisogno energetico, era al 22% un anno fa.

Ma oltre allo storico rapporto energetico, i pilastri della presenza imprenditoriale italiana nel Paese sono i grandi lavori e l’industria della difesa. I rapporti bilaterali tra Italia ed Algeria sono definiti dalla Farnesina “eccellenti”: questo grazie alla vicinanza geografica, alla comune vocazione mediterranea, ai legami storici, costruiti anche grazie alla scelta dell’Italia e delle sue imprese di non abbandonare l’Algeria neppure durante il “decennio nero” degli anni ’90.

I settori tradizionali in cui le imprese italiane hanno investito nel Paese sono quello energetico e quello delle infrastrutture e lavori pubblici. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una diversificazione, con nuovi investimenti delle imprese italiane anche in ambiti come quello agroalimentare e dell’agroindustria e nelle rinnovabili.

Si stima che oggi siano circa 180 le imprese italiane con una presenza strutturata in Algeria, cui si aggiungono centinaia di imprese, soprattutto PMI, coinvolte in contratti di fornitura.

Per quanto riguarda le importazioni, tra settembre e gennaio 2022 l’import italiano dall’Algeria è stato pari a 12.219,43 milioni di euro. In particolare, abbiamo comprato prodotti delle miniere e delle cave per 4.761,48 milioni, e coke (combustibile a base di carbone) e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio per 672,29 milioni.

Ma è anche estremamente interessante guardare all’export, di cui poco si parla. Tra gennaio e settembre 2022, il valore dell’export dell’Italia verso l’Algeria è stato pari a 1.633,65 milioni di euro, facendo segnare un +26,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tra i beni più esportati – dati 2021 – macchinari e apparecchiature per 614,57 milioni di euro, coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio per 129,9 milioni di euro, prodotti chimici per 139,19 milioni, prodotti della metallurgia per 118,12 milioni, articoli in gomma e materie plastiche per 101,37 milioni. Ma anche prodotti alimentari per 93,26 milioni, che spingono il Made in Italy.

L’Italia, dicevamo, esporta in Algeria moltissimi macchinari e apparecchiature: studiano i dati forniti dalla Farnesina, si nota come il programma di rilancio deIl’economia algerina si basa soprattutto sulla realizzazione di importanti nuove infrastrutture come autostrade, dighe, università, alloggi, e ha favorito lo sviluppo dell’import di beni strumentali, che rappresentano circa il 35% del totale delle importazioni dell’Algeria. Le nostre aziende occupano già posizioni importanti come fornitori di macchine utensili per la siderurgia, per l’industria alimentare, l’edilizia e gli impianti per l’industria dell’energia.

Ma il nostro Paese va forte anche con le costruzioni: malgrado una produzione locale di materiali da costruzione in crescita grazie agli investimenti e le privatizzazioni, l’Algeria continua ad importare acciaio, cemento e prodotti vari per l’edilizia (piastrelle, calcestruzzo, putrelle, tubi, ceramiche, leganti idraulici).

I prodotti agglomerati–calcestruzzi rappresentano il 40% delle vendite, seguiti dalle piastrelle con il 27,86%. Le vendite dei laterizi sono stimate a 10 milioni di tonnellate per il totale delle imprese, di cui il 75% per il settore privato e il 25% per il settore pubblico. La produzione di leganti idraulici è stimata a 7 milioni di tonnellate, di cui 91% venduta dal settore pubblico; tra i prodotti, il cemento occupa il 90% e il gesso il 10% delle vendite. Per quanto riguarda le piastrelle, la quantità venduta è stimata a 100 milioni di m², di cui il 97,5% da parte del settore privato. Il prodotto più commercializzato è la piastrella per pavimentazione con il 50% delle vendite.

Ci sono poi articoli in gomma e materie plastiche, prodotti della metallurgia e delle altre industrie manifatturiere: l’Algeria ha un settore industriale ancora poco sviluppato – l’industria, escluso il settore energetico, rappresenta solo il 5% del PIL – e ci sono quindi ampie opportunità per le esportazioni di prodotti di tutte le industrie manifatturiere.

Per quanto ci siano come sempre alcune potenziali criticità collegate agli investimenti – in particolare rischi politici interni dovuti al riesplodere di vecchi tensioni sociali, burocratizzazione e eccessiva dipendenza dal settore degli idrocarburi – il Ministero degli Esteri indica come settori di investimento strategico del futuro per le aziende italiane quelli più storici, come quello dei macchinari e delle apparecchiature e delle costruzioni, come abbiamo visto, ma anche quello dell’energia elettrica, del gas, del vapore e dell’aria condizionata, anche da fonti rinnovabili; dei prodotti dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura, e naturalmente del turismo.

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