Filtro antiparticolato intasato: sintomi, pulizia, costo - Motori.it

2023-02-16 15:48:37 By : Mr. Lin ZH

Come accorgersi che il FAP necessita di una rigenerazione, le modalità da seguire per la pulizia e i prezzi dei kit detergenti e delle operazioni da fare svolgere in officina.

Nel presente 2020 compie vent’anni dalla prima installazione, avvenuta nel 2000 a bordo di Peugeot 607. Progressivamente è stato adottato da tutte le Case costruttrici, tanto da essere diventato universale con l’evoluzione delle classi di inquinamento ed obbligatorio per tutte le vetture da Euro 5 (2008). Il filtro antiparticolato – o, tecnicamente, dispositivo di post-trattamento dei gas di scarico – è indispensabile per mantenere in efficienza il motore ed è essenziale per la riduzione delle emissioni nocive, in particolare delle polveri sottili (particolato) che costituiscono uno dei prodotti della combustione del gasolio e, altamente inquinanti, rappresentano una delle principali cause dello smog nelle città.

Alla più semplice, un filtro antiparticolato consiste in un elemento in carburo di silicio, collocato nel collettore di scarico e a valle del catalizzatore ossidante. La sua funzione avviene anche con l’impiego di un additivo a base di cerina, che – all’interno di canaline e di celle – si incarica di trattenere le polveri sottili aggregandole a particelle più grandi e facendo in modo che esse vengano filtrate.

>> Rigenerazione FAP: pulizia fai da te e costo

A determinate condizioni di impiego della vettura, che possono essere di qualche centinaio di km o alcune decine di ore (oppure ad intervalli più lunghi o più brevi, a seconda se il veicolo venga utilizzato principalmente in città o fuori), il filtro “si intasa”, ovvero si satura per l’accumulo di particolato.

A questo punto, la centralina di controllo del motore avvia in automatico un procedimento di rigenerazione del FAP, o autorigenerazione. In questa fase, il conducente nota l’accendersi della spia del filtro antiparticolato nella strumentazione. In condizioni normali, dopo qualche minuto il segnale luminoso si spegne, ad indicare che il procedimento è terminato. Per consentire un’efficace autorigenerazione, occorre procedere, a media velocità (fra 60 km/h e 80-90 km/h), in maniera costante e per il tempo dell’operazione.

È importante consultare il libretto di uso e manutenzione della vettura, per conoscere le modalità attraverso le quali il motore (o meglio: la centralina) “avvisa” il conducente dell’imminenza di un processo di autorigenerazione, e come comportarsi in questi casi. Situazione tipica, che spesso può verificarsi durante la marcia in città o nei tragitti brevi, quando cioè il filtro non riesce a raggiungere la temperatura necessaria (400°C) per l’avvio dell’autorigenerazione, è l’accensione della spia del FAP nel cruscotto, ci si può accorgere che il consumo di carburante è aumentato e che le prestazioni del motore sono diminuite.

Detto che bisogna mantenere il motore avviato (non spegnerlo, dunque) durante la fase di rigenerazione del FAP, alcuni modelli consigliano il conducente di non fermarsi; altri chiedono il consenso prima di avviare l’autorigenerazione, proprio per avere la sicurezza di terminare il procedimento in maniera corretta. Tuttavia, alcune vetture non dispongono di queste utili indicazioni.

In linea di massima, i tempi e le percorrenze da tenere in considerazione per la pulizia del filtro antiparticolato rispettano i seguenti intervalli:

Le cifre da mettere in conto sono, in questo caso, varie, e funzionali al tipo di intervento da adottare. In commercio è possibile reperire uno dei numerosi kit di pulizia del filtro antiparticolato: si tratta di una bomboletta, che contiene un prodotto detergente, da spruzzare nel filtro mediante una sonda; ed in una seconda bomboletta contenente liquido per il risciacquo. Una volta terminata questa operazione, si provvede ad eliminare le particelle residue facendo percorrere qualche chilometro di strada alla vettura. È indispensabile attenersi scrupolosamente alle istruzioni riportate sulla confezione, avere cura di evitare l’utilizzo dei prodotti di pulizia fai-da-te con il filtro antiparticolato caldo ed eseguire una rigenerazione, mediante dispositivo diagnostico oppure muovere la vettura compiendo un tragitto di una mezz’ora.

Se non si è sicuri della buona riuscita dell’operazione, è bene affidarsi ad un operatore professionale, anche qualora, in caso di avaria segnalata nella strumentazione, si debba procedere ad un intervento di rigenerazione forzata alla centralina, attraverso lo strumento di diagnosi collegato alla presa OBD, portando prima il motore alla corretta temperatura di lavoro. Lo stesso nel caso in cui si voglia procedere ad una pulizia accurata del filtro antiparticolato, che può richiedere diverse centinaia di euro (fino a 500 euro).

Qualora non si possa risolvere i problemi al FAP attraverso una procedura di pulizia, non resta che sostituire il filtro “tout court”. I prezzi sono più che mai variabili a seconda del tipo e del modello della vettura, della tipologia del ricambio e del costo della manodopera: si va, in ogni caso, da 400, 500 o 600 euro e si può arrivare anche a 5.000 euro.

Nel tempo ci si è accorti di un particolare tipo di “modifica”, che alcuni – evidentemente poco informati sulle sue conseguenze – arrivano ad indicare come espediente per dare un po’ di “vivacità” in più alla propria vettura a gasolio. Ci si riferisce, nello specifico, alla rimozione del filtro antiparticolato.

È un’operazione che non ci stancheremo mai di sconsigliare a chiunque. Vale la pena ricordare che l’eliminazione del FAP (o della valvola EGR) è vietata dall’art. 78 del Codice della Strada, in quanto va ad alterare una delle caratteristiche riportate nella carta di circolazione, e comporta le seguenti sanzioni:

È bene tenere presente che, tra le modifiche vietate dal Codice della Strada, rientra anche la rimappatura della centralina per eliminare il funzionamento del filtro antiparticolato.

Di più: l’eliminazione del FAP fa automaticamente decadere la garanzia sul veicolo. E può far incorrere chi venga “pizzicato” in una denuncia penale per reato ambientale, che comporta (art. 452 bis del Codice Penale per chi “Abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo, di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna) la reclusione da due a sei anni e una multa che va da 10.000 euro a 100.000 euro.

Sanzioni (giustamente) salatissime, dunque, e che portano ad una considerazione: se in una vettura si è attratti dalle prestazioni, è sempre meglio rivolgere la propria attenzione verso un’altra tipologia di alimentazione o, quantomeno, di cilindrata.

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